venerdì 17 marzo 2017
Due poesie di Kavafis
LA CITTA'
Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina".
Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.
C. KAVAFIS
Ore di malinconia
Chi è felice profana la Natura. La terra è il santuario del dolore. Pianto di pena ignota stilla l’alba; le sere orfane, pallide, afflitte; l’anima eletta leva un canto triste.
Odo sospiri nei venti di ponente. Scorgo rimpianto nelle viole. Avverto la vita dolente della rosa, i prati colmi di misteriosa pena; nel folto bosco un gemito risuona.
Gli uomini onorano chi è felice, e lo celebrano gli pseudopoeti. Ma la Natura tiene le porte chiuse a chi crudele e indifferente ride, ride straniero in patria sventurata.
C. KAVAFIS
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