domenica 19 marzo 2017
Tra me e me
"Vivevo nell'errore, ma sembrava che proprio nell'errore mi si presentava la vita"
Gabriella Stigliano
"Può essere che il tempo abbia parlato troppo, ma io non ho ascoltato"
Gabriella Stigliano
sabato 18 marzo 2017
Poesia di Paul Eduard
TI GUARDO E IL SOLE CRESCE
Ti guardo e il sole cresce
Presto ricoprirà la nostra giornata
Svegliati cuore e colori in mente
Per dissipare le pene della notte
Ti guardo tutto è spoglio
Fuori le barche hanno poca acqua
Bisogna dire tutto con poche parole
Il mare è freddo senza amore
E' l'inizio del mondo
Le onde culleranno il cielo
E tu vieni cullata dalle tue lenzuola
Tiri il sonno verso di te
Svegliati che io segua le tue tracce
Ho un corpo per attenderti per seguirti
Dalle porte dell'alba alle porte dell'ombra
Un corpo per passare la mia vita ad amarti
Un corpo per sognare al di fuori del tuo sonno
Paul Eluard
Lord Byron ed il suo poetare
Duplice è la nostra vita: il sonno ha il suo proprio mondo
un confine tra le cose chiamate impropriamente
morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo,
e un vasto reame di sfrenata realtà;
e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro,
e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia;
lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli,
tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli,
dividono il nostro essere; diventano
parte di noi stessi e del tempo,
e sembrano gli araldi dell'eternità;
passano come fantasmi del passato, parlano
come Sibille dell'avvenire; hanno potere-
la tirannia del piacere e del dolore;
ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere,
e ci scuotono con dissolte visioni,
col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così?
Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono?
Creazioni della mente? La mente sa creare
sostanza, e popolari pianeti, di sua fattura,
di esseri più splendenti di quelli mai esistiti,
e dare
respiro e forma che sopravvivono alla carne.
Lord George Gordon Byron (da "Il Sogno")
un confine tra le cose chiamate impropriamente
morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo,
e un vasto reame di sfrenata realtà;
e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro,
e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia;
lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli,
tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli,
dividono il nostro essere; diventano
parte di noi stessi e del tempo,
e sembrano gli araldi dell'eternità;
passano come fantasmi del passato, parlano
come Sibille dell'avvenire; hanno potere-
la tirannia del piacere e del dolore;
ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere,
e ci scuotono con dissolte visioni,
col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così?
Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono?
Creazioni della mente? La mente sa creare
sostanza, e popolari pianeti, di sua fattura,
di esseri più splendenti di quelli mai esistiti,
e dare
respiro e forma che sopravvivono alla carne.
Lord George Gordon Byron (da "Il Sogno")
venerdì 17 marzo 2017
Due poesie di Kavafis
LA CITTA'
Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina".
Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.
C. KAVAFIS
Ore di malinconia
Chi è felice profana la Natura. La terra è il santuario del dolore. Pianto di pena ignota stilla l’alba; le sere orfane, pallide, afflitte; l’anima eletta leva un canto triste.
Odo sospiri nei venti di ponente. Scorgo rimpianto nelle viole. Avverto la vita dolente della rosa, i prati colmi di misteriosa pena; nel folto bosco un gemito risuona.
Gli uomini onorano chi è felice, e lo celebrano gli pseudopoeti. Ma la Natura tiene le porte chiuse a chi crudele e indifferente ride, ride straniero in patria sventurata.
C. KAVAFIS
giovedì 16 marzo 2017
Una poesia di Z. Herbert. ... alzati e va’ finché il sangue nel petto rivolgerà la tua scura stella....
Il sermone del signor Cogito
Va’ dove andaron quelli fino all’oscura meta
cercando il vello d’oro del nulla – tuo ultimo premio
va’ fiero tra quelli che stanno inginocchiati
tra spalle voltate e nella polvere abbattute
non per vivere ti sei salvato
hai poco tempo devi testimoniare
abbi coraggio quando il senno delude abbi coraggio
in fin dei conti questo solo è importante
e la tua Rabbia impotente sia come il mare
ogni volta che udrai la voce degli oppressi e dei frustati
non ti abbandoni tuo fratello lo Sdegno
per le spie i boia e i vili – essi vinceranno
sulla tua bara con sollievo getteranno una zolla
e il tarlo descriverà la tua vita allineata
e non perdonare invero non è in tuo potere
perdonare in nome di quelli traditi all’alba
ma guardati dall’inutile orgoglio
osserva allo specchio la tua faccia da pagliaccio
ripeti: m’hanno chiamato – non credo ch’io sia il migliore
fuggi l’aridità del cuore ama la fonte mattutina
l’uccello dal nome ignoto la quercia d’inverno
la luce sul muro il fulgore del cielo
ad essi non serve il tuo caldo respiro
son solo per dirti: nessuno ti consolerà
bada – quando la luna sui monti darà il segnale – alzati e va’
finché il sangue nel petto rivolgerà la tua scura stella
ripeti gli antichi scongiuri dell’uomo fiabe e leggende
raggiungerai così quel bene che non raggiungerai
ripeti solenni parole ripetile con tenacia
come quelli che andaron nel deserto perendo nella sabbia
e ti premieranno per questo come altrimenti non possono
con la sferza della beffa con la morte nel letamaio
va’ perché solo così sarai ammesso tra quei gelidi teschi
nel manipolo dei tuoi avi: Ghilgamesh, Ettore, Rolando
che difendono un regno sconfinato e città di ceneri
sii fedele va’
martedì 14 marzo 2017
Scrivere può essere come respirare....
"Scrivo per non dimenticare parole che vanno controcorrente, mentre io resto in silenzio davanti al tuo ricordo".
Gabriella Stigliano
Un libro da amare, uno scrittore pure...
Qualche anno fa ho letto un libro che mi ha fatto ascoltare gli echi dell'anima, che si riscopre dentro il coraggio e le fragilità di altre storie, di altre anime.
Il libro s'intitola "COSE CHE NESSUNO SA" scritto da Alessandro D'Avenia....un uomo sapiente d'amore, uno scrittore che conosce il fascino delle parole.
Suggerisco questa lettura!!!
Alessandro D'Avenia
Il libro s'intitola "COSE CHE NESSUNO SA" scritto da Alessandro D'Avenia....un uomo sapiente d'amore, uno scrittore che conosce il fascino delle parole.
Suggerisco questa lettura!!!
Alessandro D'Avenia
lunedì 13 marzo 2017
Pirandello lascia senza parole
L'AMORE E IL TEMPO
L’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.
Luigi Pirandello
L’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.
Luigi Pirandello
sabato 11 marzo 2017
Qualche volta ci voglio credere...
"Quando sento la solitudine fin dentro le ossa, ripenso a quella vertigine chiamata Amore, che lega i confini di due anime perse nello stesso desiderio".
Gabriella Stigliano
Dipinto di Luca Alinari
giovedì 2 marzo 2017
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