sabato 12 dicembre 2020

VOGLIO RIPRENDERMI I SOGNI

Voglio riprendermi i sogni,

voglio sentire di esistere

con tutto il mio affannato cuore,

con gli angeli che cantano

e che mi consolano

con il loro sacro mistero,

con il mare che mi parla

in segreto di amanti

e vagabondi

naufragati nella terra della luce,

dopo mille ombre negli occhi.

Voglio notti stellate,

notti d'amore stregate,

notti di luna piena,

notti per i miei voli

liberi da paure e catene,

voglio il Bene,

voglio il tepore del sole

negli sguardi,

voglio dimenticare il dolore,

voglio affidare al vento

tutti i miei silenzi,

tutte le poesie d'amore,

tutto quello che rimane di me

per poterlo far giungere a te.


Gabriella Stigliano

 

domenica 1 novembre 2020

Anche l'amore ha le sue nebbie misteriose

Ti ritrovi in un silenzio di misteriose nebbie, quando hai smarrito la tua voce per amore.

 

Gabriella Stigliano





 

giovedì 13 agosto 2020

L'amore ci pone domande

MI CHIEDO


Mi chiedo se il tempo

ti porterà i miei pensieri,

sgretolati e persi

sul tuo mistero di creatura

permeata di poesia

e sete di vita.

Vorrei poterti lasciare

un vento leggero

di voli d'anima

sopra i tuoi sorrisi

e dentro ai tuoi occhi

vicini all'origine del bene.

Mi chiedo se il tuo passo

sia un ritorno a casa,

se la salvezza

sia in ciò che vedo

guardandoti.

 

Gabriella Stigliano


 

mercoledì 5 agosto 2020

Poesia "Sotto le nuvole"...

SOTTO LE NUVOLE


Sotto le nuvole guardo l'amore,

è sempre più forte

di come lo ricordavo,

mi sveste da qualsiasi

altro bisogno

e mi prende per mano,

mi porta davanti

alla sua porta d'avorio

che attraverso

con palpiti e smarrimento,

trovando te

in un' attesa di passi e silenzio,

con gli occhi vicino alla notte

avente una luce più dolce

delle stelle.

Volevo tutto dire,

volevo sciogliere le mie catene

e volevo un sogno con te

da tenere in vita

in tutti i miei risvegli

sotto le nuvole,

appena sopra la realtà.


Gabriella Stigliano



martedì 4 agosto 2020

Boschi d'estate da attraversare

BOSCHI D'ESTATE


Boschi d'estate

con ombre sacre

erano i miei occhi

che ti guardavano.

La memoria ritorna,

nonostante la distanza,

m'insegue un'eco d'amore

che mi farà ancora male,

ma lascerò tutto andare,

non è più tempo

di fermare il passato

nei miei boschi d'estate.


Gabriella Stigliano

sabato 18 luglio 2020

Sembra di essere figlia di un silenzio

FIGLIA DI UN SILENZIO

Sembrano petali bianchi sulla pelle
i desideri che mi vengono incontro,
nella sera che guardo
da questo angolo
di malinconie cesellate
a te ignoto.
Sembra di essere figlia
di un silenzio che viene dal cielo
e se parlo potrebbe ascoltare
anche Dio,
trovando nelle mie parole
quell'amore che ho messo
ripiegato nell'ombra,
ma che continua a tessere luce
quando riverbera
nei tuoi occhi di vita appassionati.


Gabriella Stigliano



giovedì 9 luglio 2020

...a raccontarci l'Eden...

UN MOTO DI STELLE

Un moto di stelle
nella notte del nostro incontro
si fa pulsante sulla mia pelle,
che crede ad un sorgere d'amore,
nonostante le spine trovate.
Un moto di stelle
sopra il nostro abbraccio
e sotto di noi la nuda terra
a sostenerci le anime.
Ritrovare le ali dietro ai segreti,
mentre si muovono le stelle
nel nostro sguardo
e diventare angeli
a raccontarci l'Eden,
anche solo per un momento.


Gabriella Stigliano

sabato 4 luglio 2020

L'amore dona infinito

IL DOVE DELL'INFINITO

Un altro tempo per salvarmi
e ridarmi luce,
un'altra preghiera
nel vento del cuore
portata ai piedi della croce,
una danza di figure misteriose
sotto gli alberi dell'ennesima
illusione,
un'erranza di parole e giorni
dentro il mio muto sguardo,
che desidera sapere il Dove
dell'infinito che,
senza accorgetene,
mi hai donato.


Gabriella Stigliano

mercoledì 1 luglio 2020

I conflitti dell'anima

La verità è che ritorno a sentire quella misteriosa voglia di volare, mentre esisto solo in una pallida visione, all'alba di giorni in cui continuo a cercare il coraggio di andare.


Gabriella Stigliano

martedì 23 giugno 2020

Parlando al mare.....

E se mi pento di andare lontano da quello che casa credevo?”
Dissi al mare, lui rispose:“ Puoi sempre tornare, se in un'altra terra non trovi il tepore di parole per poter almeno curare il giardino di una casa, che ha il tuo cuore in ogni stagione”.


Gabriella Stigliano

sabato 6 giugno 2020

La notte mi lascia il suo sguardo


GLI OCCHI DELLA NOTTE

Gli occhi della notte
guardano attraverso
le nostre porte nascoste,
si riempiono di giardini
che hanno salici piangenti,
si confondono in riflessi
di specchi segreti e deformanti.
Gli occhi della notte
contengono sogni ed ombre,
guardano l'amore da lontano
e coprono il dolore con il buio,
fingono dimenticanze,
cercano consolazione
nella magia delle stelle.


Gabriella Stigliano

lunedì 1 giugno 2020

Giugno, poetico Giugno...

NELL'ALTROVE

Altrove si cerca
il seguito ambito,
si cerca la salvezza
nell'ignoto di una fuga.
Lì non esistono catene,
non vi sono troni
e cala immediato
degli uomini il potere.
Separata l'anima
dalla colpa,
si adagia alla terra
con passi solenni,
avanza e ritorna alla fonte
con un silenzio candido
come neve sulle strade,
con un paio d'ali
sulla prima memoria.
La vera origine si rivela
nell' altrove
ed il cuore, anche lì,
pericolosamente ama.


Gabriella Stigliano

venerdì 29 maggio 2020

In una sera di maggio una poesia nasce

ANCORA META'

Ancora metà
di questo dolore
per poi arrivare alla sua fine
e riuscire ancora ad amare,
ad imparare a crescere
e a respirare un sogno
sotto le nuvole,
lasciando dietro
la paura di sbagliare,
le ombre di ieri
e le stelle cadute
da quel cielo rubato
al tempo,
per dimenticare
gli anni trascorsi
a vederle brillare.
Ancora metà
di una canzone,
per cantare sopra
questa dolce illusione,
mentre il vento mi porta ancora
la stessa emozione,
che perpetua rimescola il sangue
e nelle vene rinasce l'assenza
che arde.


Gabriella Stigliano





giovedì 7 maggio 2020

Un pensiero ai sognatori, un pensiero a tutti quelli che hanno lasciato un sogno sacro da conservare


UN PENSIERO AI SOGNATORI

Destinati ad un tempo mutevole,
gli uomini tendono a voler tramandare
le loro idee,
a stringere i sogni fra le proprie mani,
fragili e stanche, poiché la fatica
aumenta con il crescere dei sogni,
che sempre più si estendono
e sfuggono allo sguardo interiore,
liberandosi nel respiro del mondo,
attraversando i secoli,
percorrendo grandissime distanze
e lasciandosi, poi cadere nei pensieri
di altri uomini
e saranno sacri esemplari
di memorabili sognatori.



Gabriella Stigliano

sabato 25 aprile 2020

Un mio racconto/monologo creato in questa quarantena

DALLA PAROLA “CIELO”

Una sera mi alzai dalla mia sedia di spettatore nascosto e silenzioso
e mi venne voglia di parlare, di far fuoriuscire la mia voce che non avevo mai bene ascoltato.
Ero in preda ad uno stato mentale che si estendeva sempre di più dal cuore al palcoscenico del mio lucido delirio.
Si, sembrava tutto un teatro, il mondo con i suoi burattini e burattinai, i posti in prima fila e quelli più lontani e marginali; tutto un teatro con le scenografie, le quinte nascoste, i copioni, i suggeritori, i protagonisti, gli antagonisti, le comparse e i personaggi minori; volevo per una volta non restarne fuori, volevo dire la mia opinione creduta giusta, dire le mie ragioni senza chiedere il permesso, senza sentirmi con la libertà sottratta. Ero forse diventata matta?
Più volte mi hanno detto che so ascoltare, ma non volevo più soltanto ascoltare le ragioni degli altri, volevo portare il pubblico davanti alla propria anima, cominciando a richiamare le persone verso un orizzonte dimenticato, volevo parlare dell'amore e del dolore con le mie parole, spezzando le catene di regole imposte, ricordando di avere, anche solo per un momento, un paio d'ali stanche, ma pur sempre un paio d'ali per i sogni.
Quella sera mi alzai dalla sedia anonima del mondo per pronunciare la parola”cielo”, mi tremavano le mani, l'imbarazzo saliva, ma non riuscivo a frenare il desiderio di parlare e continuare a liberare una visione che mi si presentava davanti.
Era come se la mia voce uscisse da dietro le quinte per essere sentita dal pubblico anestetizzato, dovevo continuare a dire “cielo” per far comprendere il suo significato.
Cielo” dissi una seconda volta e risuonò più forte anche dentro il mio petto.
Pieno” fu la seconda parola e continuai dicendo “Il cielo è ciò che rende un uomo pieno, libero con i suoi sogni, libero di essere, pieno nel suo essere”.
Il pubblico non era preparato a questo tipo di frasi, i monologhi non sempre vengono seguiti, soprattutto se non vengono declamati dal palcoscenico,ma d'improvviso dal pubblico non illuminato, una voce mi rispose con la parola”Oro” ed io dissi:”Non vi è oro senza cielo, il cielo è l'oro per i sognatori”. Un'altra voce sussurrò: ”Fatica” ed io aggiunsi:” Il cielo conosce la fatica, poiché anche per sognare ci vuole fatica, bisogna rubare uno spazio alla realtà per far fruire i sogni, bisogna chiudere a chiave i tormenti e costruirsi uno spazio ed un tempo per sentirsi bene, per sentirsi meglio, per abbandonarsi sulle terre docili dell'inconscio, ma anche lì si trovano le incognite e bisogna stare attenti. Attenti ai propri mostri, ai propri percorsi, alle proprie convinzioni, attenti a come serviamo la vita e l'amore”.
Il silenzio si fece più lungo e pesante,ma arrivò un battito di mani dalle ultime file, mi sembrò di essere fuori dal mio corpo.
Dalla parola”Cielo” riuscii a dire un qualcosa che non era preparato, un qualcosa in cui credevo e che non avrei espresso a parole a nessuno prima.
Ero stata coraggiosa o semplicemente fuori di testa?
Ero una persona inibita e sottomessa dalla massa, che ora aveva ritagliato un posto all'aria aperta, che respirava nella sua verità, che, nonostante l'ansia e l'imbarazzo, cercava di vivere a testa alta, con le mani tra i petali di un fiore e nel marrone del fango, con ali di cartone attaccate addosso per sentirsi viva e vulnerabile alla vita, alla poesia ancestrale, all'amore, come sempre.
Non pretendevo tutta la condivisione del pubblico, mi bastò il risveglio di quel frammento di platea che, con ardore, m'infiammò l'anima.
Era una sera in cui, tornando a casa, decisi di tornare a guardare le stelle anche fuori di me e sentire il vento sopra la mia pelle, questa pelle che ha sentito tanto. Decisi di tornare a parlare, anche dagli angoli più remoti, perché troppo silenzio viene frainteso, troppo silenzio può far chiudere porte che, invece, si vuol lasciare aperte.
Quella sera allo specchio mi guardai negli occhi, io che sfuggivo al mio riflesso.



Creato in una tarda sera di un Aprile in quarantena, anno 2020.


Gabriella Stigliano

giovedì 16 aprile 2020

Poesia che vaga nell'anima

SCENDONO LACRIME DAGLI ULTIMI ANGELI

Scendono lacrime
dagli ultimi angeli,
invadono i giorni,
riflettono candore nei nostri sogni,
scavano dentro
i nostri nascondigli,
trovando noi
non sempre in ascolto,
legati a un dolore remoto,
fedeli al proprio indefinito infinito,
che fatichiamo a crescere,
che ci spacchiamo il cuore
con amori che eleviamo,
con tutti i brividi
che a pelle sentiamo.
Scendono silenzi celesti
dagli ultimi angeli,
che ci mostrano strade
per tornare a casa
e noi schiudendoci lentamente
ci ritroviamo
senza più ferirci.


Gabriella Stigliano


sabato 4 aprile 2020

E' stato sempre l'amore.......


E' STATO SEMPRE L'AMORE

E' stato il silenzio
a portarmi la neve,
è stata una parola
a portarmi un dolore,
è stato uno sguardo
a farmi cadere di nuovo
in errore.
Il fuoco vive dentro
un'ossessione d'amore,
rimandando il suo disilludersi,
il suo diventare cenere.
E' stato un istante di brividi
a trattenere una poesia
nell'eterno,
è stata la sua voce
a parlarmi nel vento,
è stato sempre l'amore
a trovarmi dentro
il mio stesso pianto.


Gabriella Stigliano

giovedì 12 marzo 2020

In questi giorni di inquietudine ho scritto delle poesie per armonizzare i pensieri che affollano la mente.....Resistiamo

S'INOLTRA IL GIORNO

Lo sguardo di Dio
è dentro una nascita,
dentro una lacrima,
dentro un perdono,
lo sguardo di Dio
è anche dentro al tuono.
S'inoltra il giorno
nella cavità della notte,
abbiamo il silenzio,
abbiamo il sogno,
abbiamo le stelle.
Aspettiamo che il vento
porti via le nostre ansie rinchiuse,
aspettiamo per caderci ancora
negli occhi,
aspettiamo sulla collina bianca
del tempo
ed ascoltiamo le sue voci segrete
che ci parlano in questo inverno.
Torneranno le strade
con i nostri passi,
avremo altre canzoni
per sentire l'infinito,
siamo come rami di alberi
che desiderano toccare il cielo.


Gabriella Stigliano